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Di torte, certezze ed assuefazioni

Mi ritrovo a rincorrere tempo e pensieri – l’uno sempre meno, gli altri sempre di più – in questo autunno arrivato troppo presto, che ancora più rapidamente è diventato un quasi inverno e che solo adesso, adesso che di giorni gliene sono rimasti davvero pochi, sembra virare indietro verso quei colori che tanto amo, quell’aria fredda-ma-non-gelida che mi incanta tutti gli anni.

È anche un’aria che mi ispira. Che poi tutte le ispirazioni non finiscano su un foglio, quello, ecco, non so bene a chi attribuirne la colpa – la stanchezza, la pigrizia, questo tran-tran quotidiano che sembra toglierci più di quanto ci dia.

Ci assuefiamo. Alla bellezza, alle consuetudini ed anche all’orrore. Anestetizziamo i sentimenti e le reazioni, che canalizziamo verso le cose più insignificanti – per quelle si che consumiamo lacrime, rabbia, per quelle si che ci arrovelliamo il cervello. Ma le ore volano e non ne dedichiamo mai abbastanza a quello a cui dovremmo, quello che ci tiene sani, che ci salva da tutto il resto. Perché il resto è tanto, troppo.

Ci sono le distanze e le lontananze, volutamente distinte perché non tutte sono fisiche. Ci sono le cose che credevamo eterne e invece sono durate meno delle aspettative. Ci sono le nostalgie, le paure, le scelte da fare – ma sempre meglio farne che subirne, ci sono le storie che dovremmo raccontare, le cose che abbiamo distrutto da soli e quelle che, a quanto pare, erano auto-combustibili. Ci sono le mancanze. Come quelle per un caffè o una telefonata, ancora più tristi perché sai bene che, anche in altre circostanze, non esisterebbero comunque più.

Ci sono i giorni – tanti, uno di seguito all’altro, spesso uguali, caotici, di corsa, monotoni – e ci dimentichiamo di fermarci a guardare, di cogliere un attimo più bello nel cielo mentre chiudiamo la finestra, di assaporare il miracolo della cena calda che qualcuno ha preparato per farti star bene e una candela accesa mentre fuori piove, la gioia dei ritorni, l’energia dei progetti nuovi.

Ci sono le persone. Dio mio, le persone. Quelle che mentono a te e a sé stesse, quelle che la realtà in faccia non la vogliono proprio guardare, le incurabili e le inconsolabili, le cause del loro stesso male che, pero’, piangono sugli altri, le irrisolute ( una vera sfida per me, che decido e organizzo al minuto quadrato), le maleducate, le boriose. Le persone alle quali ti sei rassegnata e che hai lasciato andare, a cui non chiedi più nulla ma prendi quello che ti arriva, quando ti arriva, se ti arriva. Se ancora lo vuoi.

Per fortuna, poi, ci sono anche le certezze.

Quelle incrollabili, de facto indipendenti perfino dalla tua volontà, come ad esempio la tua stagione preferita che è bellissima anche quando si mostra più fredda e grigia del solito.

Quelle che sono radicate in te come l’amore per il caffè e la cioccolata, che continuano a spingerti avanti anche quando ti senti bloccata, ancorata al suolo. Quella folle, infinita ricerca per fare di più, fare meglio, la tenacia che altro non è che un viscerale senso di protezione verso tutti i sogni che non ho mollato, che voglio realizzare ad uno ad uno, la forza con la quale non mi faccio sconti, non mi auto-giustifico, ma procedo, anche quando il prezzo da pagare è alto.

Quelle che hai scelto. Per cui hai lottato, lavorato, che ancora scegli quotidianamente e no, non è facile, non è perfetto, ma è tuo.

È sempre stato uno tra i miei conforti più grandi sapere di avere la capacità di decidere, la profonda consapevolezza che quello che sono, quello che faccio, dipende da me, anche se conseguenziale a scelte altrui sono sempre io l’artefice della sentenza finale, non mi serve nascondermi dietro un dito, ci sono sempre stata stretta.

Le certezze, soprattutto quelle che ci creiamo e poi custodiamo, sono piccole ancore di meraviglia. Servono a riscaldarci dopo che ha piovuto durante tutto il tratto dal lavoro a casa. A svegliarci quando ci sentiamo esausti, a rimetterci sul sentiero se siamo usciti fuori carreggiata.

La tazza di thé fumante con la fetta di torta di mele ad Ottobre.

Il sabato che è sempre là, proprio dopo il venerdì, non importa quanto orribile sia stata la settimana.

Io e te sul divano a guardare Netflix. Coscienti di essere sulla stessa strada, verso la stessa meta.

E si, a volte magari pensiamo che se fossimo stati da soli avremmo potuto correre senza dover necessariamente adeguare il passo a quello dell’altro, che avremmo potuto deviare senza dover dare spiegazioni,  che tornare indietro sarebbe stato più facile se non ci fosse stata un’altra persona con noi.

Ma la certezza di essere in due, ad alleggerire l’uno all’altra carichi e stanchezze, a dividere reciprocamente sogni e scoperte, quello è certo ed imbattibile, e vale tutti i compromessi, tutte le rinunce, tutto.

Come la torta di cui sopra, che vale tutte le calorie di ogni fetta.

 

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